venerdì 11 gennaio 2019

IKIGAI - La via giapponese per vivere felici


Non tutti abbiamo la fortuna o la capacità di realizzare ciò che veramente vorremmo nella vita. Non tutti riusciamo ad essere chi veramente vorremmo.
Succede così che, più o meno tardi, ci ritroviamo intrappolati in vite che non vorremmo vivere, facendo lavori che non ci piacciono, ci sentiamo inadeguati, delusi con noi stessi e, allo specchio, fatichiamo a riconoscerci.
Sono situazioni che logorano lo spirito ma anche il corpo, dapprima quasi in modo impercettibile e poi sempre più velocemente. Ma cos’è che veramente vogliamo? Cosa veramente ci piace fare e cosa siamo bravi a fare? Cosa ci rende felici?

Vi siete mai sentite così? Io ammetto di sì, soprattutto quando (perdonatemi se lo dico troppe volte), ho dovuto reinventare la mia vita e passare attraverso vari periodi difficili.
Se fossi stata in Giappone, mi avrebbero insegnato a ricercare il mio IKIGAI, una bellissima parola per identificare la ragione di esistere, la ragione di vita.



Ho letto questo libro che mi ha incantata dopo averlo visto da Lucia “Paz Garden”. L’IKIGAI può sembrare un concetto semplice ma non è affatto facile da trovare. Si trova dentro di noi ed è, sostanzialmente, la ragione più vera e profonda per cui ci alziamo al mattino, il significato della nostra vita.

L’IKIGAI si colloca nell’intersezione di quattro concetti: la nostra passione, la vocazione, la nostra professione e la nostra missione di vita. Alle spalle di questi concetti ci sono ciò in cui siamo bravi, ciò che amiamo, ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui possiamo essere pagati.
Capite quindi perché trovare il proprio IKIGAI richiede una profonda introspezione, sincerità verso se stessi e obiettività nei confronti delle proprie capacità ma delle possibilità concrete di farle fruttare. Bisogna conoscersi bene, in sostanza. Trovarlo, vuol dire essere sereni rispetto alla propria vita, sapere chi si è, cosa ci rende felici e dove si vuole andare con le proprie azioni, cosa che ci permette di reagire con serenità anche agli eventi avversi che ci capitano attorno. In sostanza, chi conosce se stesso e la propria ragione d’essere può definirsi felice!

Non solo può definirsi felice: chi lo trova, può aspirare a vivere una vita lunga se, in aggiunta, mangia in modo salutare, fa un moderato esercizio fisico, vive abbastanza all’aria aperta e si tiene sempre occupato e in continua sfida con le proprie capacità (mai adagiarsi sugli allori, insomma!). Proprio come fanno gli abitanti delle isole di Okinawa, in particolare il villaggio di Ogimi conosciuto come “il villaggio della longevità”. Io me lo immagino come in certi film e manga giapponesi, popolato da persone sagge e serene, che non perdono mai il controllo, che non sbuffano mai e che sorridono sornioni sotto a lunghi baffetti.

Una vita longeva richiede bassi livelli di stress, perché lo stress causa un invecchiamento precoce delle cellule del nostro organismo. Anche la nostra attitudine ha un effetto anti-invecchiamento: avere un atteggiamento positivo nella vita riduce infatti il livello di stress. Quindi in effetti, cercare di vivere con poco stress non dipende tanto dalle avversità che ci accadono quanto dall’atteggiamento con cui le affrontiamo, dipende, insomma, dal nostro essere positivi e dalla nostra capacità di accettare le emozioni che proviamo, anche quelle negative.  Non cercare di controllarle ma accettarle per reagire.
Ma noi non combattiamo solo contro le avversità della vita, combattiamo anche contro noi stessi o meglio contro quanto pretendiamo o ci aspettiamo da noi stessi. Ciò è dovuto anche al condizionamento esterno della società, dal confronto con gli altri.

Sembra tutto molto complicato, vero? Perché siamo abituati a vivere nell'ansia di dover fare, raggiungere obiettivi, stare al passo con gli altri e confrontarci col giudizio degli altri, sia nel lavoro che nella vita.
Invece, in definitiva, dovremmo cercare di fare il più possibile ciò che ci rende felici e badare per prima cosa a coltivare noi stessi più che a compiacere le aspettative altrui. Questo, ad esempio, è un punto molto ostico per me che tendo a sacrificare i miei desideri per accontentare gli altri.
Dovremmo anche cercare di capire qual è quel talento che ci rende unici e puntare su quello. Trovare la spinta che ci farebbe alzare ogni mattina con l'entusiasmo e la voglia di essere positivi. Per me che sto ancora trasformando la mia vita e intraprendendo un'attività creativa, tutte queste riflessioni sono faticose da un lato ma stimolanti e ricche di speranza dall'altro, perché mi fanno capire che, forse, sto trovando il mio IKIGAI in quello che faccio. Non è affatto poco!

Provate a pensare a tutto questo su due piani di lettura: la vita e il lavoro.
Se state cercando di realizzare la vostra passione e il vostro sogno, credo proprio che la ricerca dell'IKIGAI potrà esservi utile per capire quale strada volete davvero prendere, quale strada vi rende felici. Certo, non possiamo pretendere che trovare la propria strada per la felicità sia facile.







Cosa ne penso io?
Penso che l'IKIGAI sia bellissimo punto di partenza per lavorare su noi stessi e il nostro atteggiamento.

Spero che abbiate trovato qualche spunto di riflessione, se vi va di condividerlo con me nei commenti, ne sarò felicissima. Avete già trovato il vostro IKIGAI? Vi sembra una cosa sciocca? Cosa ne pensate?
Fatemi sapere!

2 commenti:

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